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Descartes (Cartesio)

”Discorso sul Metodo”

 

 

 

     Il buon senso è a questo mondo la cosa meglio distribuita: ognuno pensa di esserne così ben provvisto che anche i più incontentabili sotto ogni altro rispetto, di solito, non ne desiderano di più. Non è verosimile che tutti s’ingannino su questo punto; la cosa, piuttosto, sembra attestare che il potere di giudicare rettamente discernendo il vero dal falso, ossia ciò che propriamente si chiama buon senso o ragione, è naturalmente uguale in tutti gli uomini.

Sicchè la diversità delle opinioni non deriva dall’essere gli uni più ragionevoli degli altri, ma solo dalle vie diverse che seguiamo nel pensare, e dalla diversità delle cose considerate da ciascuno.

Infatti non basta un bel ingegno; l’essenziale è farne buon uso. Le anime più grandi sono capaci dei più grandi vizi come delle più grandi virtù, e chi cammina molto piano seguendo la retta via può andare molto più in là di chi corre allontanandosene.

 

     Quanto a me, non ho mai preteso che la mia mente fosse in qualche modo superiore alla media; più d’una volta ho desiderato addirittura di avere il pensiero pronto, l’immaginazione nitida e distinta, la memoria vasta e presente che riscontravo in altri.

E non so quali altre qualità contribuiscano alla perfezione dello spirito, perché voglio credere che la ragione, ovvero il [buon] senso, essendo la sola cosa per cui siamo uomini e ci distinguiamo dalle bestie, sia tutta intera in ognuno; e seguo in questo l’opinione comune dei filosofi, per cui il più e il meno si danno tra gli accidenti, non tra le forme o le nature degli individui della medesima specie.

 

 

 

 

 

 

     Nondimeno continuavo ad apprezzare gli esercizi a cui ci si applica nelle scuole.

 

     Sapevo che le lingue che ci s’imparano sono necessarie per capire i libri antichi; che la finezza delle favole risveglia l’intelligenza; che le azioni memorabili della storia elevano l’animo e che, lette con discernimento, aiutano a formare la capacità di giudizio; che la lettura di tutti i buoni libri è come una conversazione con i migliori uomini del passato che ne sono stati gli autori, e anche una conversazione ponderata, in cui ci svelano solo i migliori fra i loro pensieri; che l’eloquenza ha manifestazioni incomparabili per vigore e bellezza; che la poesia ha tratti di delicatezza e bellezza decisamente incantevoli; che la matematica ha invenzioni molto sottili; che molto possono servire sia per appagare i ‘curiosi’ come per facilitare tutte le arti e alleviare il lavoro agli uomini; che gli scritti in cui si tratta dei costumi contengono una quantità di insegnamenti e di esortazioni alla virtù che risultano molto utili; che la teologia insegna a conquistare il cielo; che la filosofia dà il modo di parlare di tutte le cose in forma verosimile e di farsi ammirare da chi ne sa di meno; che la giurisprudenza, la medicina e le altre scienze procurano onori e ricchezze a coloro che le coltivano; infine, che è bene averle esaminate tutte, anche le più superstiziose e false, per stabilirne il giusto valore e per guardarsi dal restarne ingannati.

 

     Ma mi pareva di essermi dedicato abbastanza a lungo alle lingue, a anche alla lettura dei libri antichi, delle loro storie, delle loro favole. Perché conversare con gli uomini di altri tempi è quasi come viaggiare. È bene sapere qualcosa dei costumi degli altri popoli per giudicare meglio dei nostri, invece di ritenere ridicolo e irragionevole tutto ciò che contrasta con le nostre usanze, come succede di solito a chi non ha visto nulla.

 

     Ma se si passa troppo tempo a viaggiare, si finisce col diventare stranieri nel proprio paese; e quando si è troppo curiosi delle cose che avvenivano nei secoli passati, si resta per lo più molto all’oscuro di quel che si fa al giorno d’oggi. Inoltre le favole fanno immaginare possibili molte cose che non lo sono; e che anche le storie più fedeli, se si astengono dal travisare e dall’ingrandire il valore delle cose per renderle più degne di essere lette, quasi sempre ne omettono le circostanze più volgari e meno egregie: quindi il resto non si presenta più nella sua genuina verità, e chi modella i suoi costumi sugli esempi che ne ricava è soggetto a cadere nelle stravaganze dei paladini dei nostri romanzi e a concepire progetti al di sopra delle proprie forze.